lunedì 12 marzo 2012

Sensazioni, emozioni

 "Sensazioni, Emozioni," non è solo il titolo del post, ma anche di questo pastello, realizzato circa due anni fa, per la mia partecipazione ad una mostra.
 Era inserito in un contesto ben preciso, si trovava insieme ad altri miei dipinti che guardati in modo consequenziale narravano la storia della vita: l'incontro di una donna e di un uomo, il loro amore, la loro unione, poi le sensazioni e le emozioni di lei nell'essere amata, nel diventare un solo corpo con il proprio uomo, la consapevolezza che dentro di lei una nuova vita sta nascendo...
poi ancora lo sviluppo della vita, ed infine le mani di un bambino che afferra i propri piedini.
"Sensazioni, emozioni", che oggi sento il bisogno di raccontare per guarire ancora un pò o forse del tutto.
Quasi due anni di tentativi, aspettare il momento giusto, quello fertile... ma ogni volta niente.
Forse colpa dello stress, dei ritmi frenetici, dell'aria metallica che si respira in questa città in cui adesso vivo, del mio stato d'animo malinconico, nostalgico.
Ma nel mese di Ottobre, un ritardo, e via subito a fare il test: siii! eccolo che lampeggia "Incinta"!
Felicità, commozione, gli occhi lucidi di mio marito, il sorriso infinito nei nostri cuori, la fantasia nello scegliere già il nome, nel fantasticare e già vederlo crescere.
Le prime visite ginecologiche: "Vede signora, qui c'è il sacchettino, e qui un accenno del sacco vitellino... ma ancora è piccolissimo, sono le prime settimane dobbiamo rivederci fra altre due"
Ricordo ancora, era un piccolissimo cerchietto, ma la parola "accenno" di sacco vitellino, non mi piaceva. Avevo letto già tanto in merito e secondo me e i miei calcoli doveva essere più evidente.
Un'altra visita: "la sacca gestazionale è proprio cresciuta, il sacco vitellino è più evidente... ma il polo embrionario... dov'è? vediamo, vediamo... niente solo un accenno, un puntino, non è visibile ancora il battito del cuoricino, niente,  deve ritornare fra una settimana"
La settimana dopo: " Non c'è ancora battito, non sono sicura che la sua gravidanza andrà bene"
Le parole che non avrei mai voluto sentire.
Andavo veloce in quel corridoio per raggiungere in pochi istanti l'uscita, volevo che nessuno mi vedesse piangere; mio marito mi consolava, mi diceva "non preoccuparti, non significa niente, vedrai che la prossima settimana il cuore lo vedremo battere",  ma io sentivo dentro come una morsa nel cuore, il petto e la gola doloranti e sentivo che qualcosa non andava.
La settimana dopo: "Signora mi dispiace... guardi la sacca gestazionale com'è grande e il sacco vitellino ben evidente, ma il polo embrionario è troppo piccolo rispetto a questi, la sua crescita si è arrestata e il cuore non si vede battere, dovrà fare subito il raschiamento"
Decima settimana di gravidanza: mi ritrovo prestissimo in quell'ospedale, cerco di non pensare ma l'attesa è angosciante; prelievi, elettrocardiogramma, questionari, firme, un fortissimo mal di testa e poi  a mezzogiorno con addosso soltanto un camice, percorro la strada verso la sala operatoria... freddo, tensione... dentro il lettino  mi ritrovo tutta pronta e sistemata per l'intervento.
"Signora, adesso le facciamo l'anestesia, pensi a qualcosa di bello."
Ed io non volevo pensarmi più con un bimbo in braccio, ma ho pensato solamente di ritrovarmi nella mia casa a Catania, nella mia città.
Una sensazione stranissima, quel sonno pesante, piacevole...
Mi risvegliano: "Signora, signora, si svegli!"
Sentivo quelle voci lontanissime, e prima ancora che aprissi gli occhi, sentivo i miei singhiozzi fortissimi, le lacrime caldissime scorrermi sul viso e quelle voci sempre più forti e vicine: "Signora che ha? sta bene? sta bene?"
Non riuscivo a parlare, non mi si aprivano gli occhi, riuscii a fare solo un gesto con la mano... e quella voce dolce e gentile: "Signora su non faccia così, non andrà sempre così.."
Non riuscivo a smettere di piangere, singhiozzavo e cercavo di nascondere il mio viso alle altre ragazze in stanza con me.
Pregavo il Signore, non mi sentivo sola, so che c'era Lui ma non riuscivo ad afferrare il Suo conforto.
Finchè non arrivò una signora dentro la stanza, diretta verso me e chiamandomi: "Marina, Marina, sei la mia Marina?
Io continuavo a piangere e singhiozzare per quel sogno svanito, mi sentivo svuotata.
La signora avvicinandosi mi guardò e mi disse: "No, non sei la mia Marina"
 ricordo la sua carezza dolce e morbida sul viso, e le sue parole: "Coraggio, domani starai meglio, sarà tutto finito".
Credo che Dio abbia mandato quella donna a confortare il mio cuore.
Ricordo con le lacrime agli occhi, quel giorno come il più grigio, il più triste della mia vita.
Io avevo pregato tanto per avere un figlio, pregavo che fosse sano.
Non mi sono ribellata a Dio per questa esperienza, per questa forte prova...
 si, ho pianto, ho pianto tanto, ma  mi sono sentita come protetta, ho trovato in Dio il mio rifugio, la mia consolazione nel pensare che se non ha permesso questa gravidanza è perchè Lui sa ogni cosa.
Romani 8:28
"Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno".
Dio mi ama e desidera il meglio per me.
Salmo 34:18
"L'Eterno è vicino a quelli che hanno il cuore rotto e salva quelli che hanno lo spirito affranto"
Egli mi conforta e non mi abbandona.

mercoledì 7 marzo 2012

Serenità


E' un acquerello realizzato un bel pò di tempo fa e quando lo osservo mi ricorda questi versi:

Geremia 17:7-8

7 Benedetto l'uomo che confida nel SIGNORE,
e la cui fiducia è il SIGNORE!
8 Egli è come un albero piantato vicino all'acqua,
che distende le sue radici lungo il fiume;
non si accorge quando viene la calura
e il suo fogliame rimane verde;
nell'anno della siccità non è in affanno
e non cessa di portar frutto».

Una tale promessa libera da ogni emozione negativa.
Tutti abbiamo momenti difficili, momenti in cui ci sentiamo del tutto soli e abbandonati. Ma la verità è che non lo siamo, Dio che ci ama di un amore infinito è con noi tutti i giorni, pronto ad aiutarci, benedirci e farci prosperare proprio come un albero piantato vicino l'acqua, che non cessa di portar frutto.