sabato 5 novembre 2011

Aspettando con fede

Titolo: Al fiume col nonno
Tecnica: Olio su tela (40x50)

Ricordo benissimo il momento in cui fui rapita da questa immagine. Purtroppo non l'ho vista dal vero, ma era una di quelle foto che si trovano nei depliant sistemati sugli espositori esterni alle agenzie di viaggi.
La cosa che mi colpì non furono soltanto i colori, bensì un particolare che pochi notano: si tratta del gesto che fa il  bambino dimostrando al proprio nonno con  tanta  fantasia e immaginazione che tipo di pesce grande e grosso aveva preso quando lui non c'era. Ricordo che mi fece sorridere e mi piacque così tanto che fui veloce anche nell'esecuzione del dipinto.
E' strano notare a distanza di tempo, come allora, personalizzando questa immagine, abbia dato al nonno la somiglianza di mio padre con l'aspetto di adesso, e al bambino che somigliava un pò a mio fratello da piccolo la somiglianza attuale di mio nipote che ancora a quei tempi non c'era. Effettivamente ora chi guarda il quadro, che si trova a casa di mia madre (non l'ho mai voluto vendere), pensa proprio che siano i loro ritratti in un'ambientazione bellissima di calma e pace.
Non l'ho mai venduto, forse perchè dietro, oltre quelli  già raccontati, c'è un intreccio di ricordi che mi lega particolarmente a questo dipinto. L'ho eseguito dopo un momento triste della mia vita, in un momento di crescita interiore, ma non solo... mi ricorda tantissimo il mio passato da bambina.
I mie genitori avevano l'hobby della pesca, e ricordo i miei sentimenti... soprattutto di impazienza. Non riuscivo a capire come potessero star li ore ed ore ad aspettare. Così osservavo il mare aspettando, aspettando o che prendessero un pesce o che andassimo via. Ricordo che per capire e soddisfare queste mie curiosità, provai anch'io più volte a prendere una canna e gettare l'amo in mare ma non mi piacque molto. Innanzitutto immaginare come il pesce si impigliava  a quella "toccata" o scossetta che si sentiva attraverso la canna e poi star li, tutte quelle ore, seduta senza far niente...
Da bambina dicevo ai miei che si perdeva solo tempo, perciò preferivo portarmi qualcosa da leggere o carta e colori per disegnare. Loro dicevano che tra ciò che facevo io e quello che facevano loro alla fine non vi era molta differenza, come per me era una passione il disegno, per loro era una passione la pesca. Non  importava quanto dovessero aspettare, quell'attesa stessa diventava piacere in vista di qualcosa che alla fine, pesci presi o non presi, li aveva soddisfatti concedendo loro una giornata di relax.
Si, forse è vero... è l'atteggiamento che assumi mentre aspetti che fà la differenza!
Sin da piccola, disegnando, strappando fogli e ridisegnando, aspettavo il tempo in cui potessi vedere dei miglioramenti per poter poi passare ad una nuova tecnica e soprattutto alla pittura. Molte volte la fretta voleva prendere il sopravvento, a volte piangevo per gli insuccessi  ma grazie ai miei genitori, al loro incoraggiamento, capivo che la crescita in qualsiasi campo, avveniva gradualmente e che il segreto per migliorare era proprio nell'aspettare esercitandosi  pazientemente.
L'ho meditato e ci ho ripensato l'altro giorno durante una lettura biblica.
C'è un bellissimo Salmo che dice così:
Io ho pazientemente aspettato l'Eterno,
ed egli s'è inclinato a me ed ha ascoltato il mio grido. (Salmo 40:1)

Quante volte dopo aver pregato per una situazione difficile da risolvere o da raggiungere, anzichè sentire la pace e la calma di Dio, dopo qualche ora ho sentito tristezza o impazienza? Era una preghiera fatta con poca fede, oppure una preghiera fatta con fede ma dove le mie preoccupazioni e ansie vincevano il completo abbandono che dovevo avere in Dio.
E' proprio quella parola "Pazientemente" che fa la differenza!
E' l'atteggiamento che vuole Dio da noi; quando una risposta da parte di Dio tarda a venire, non è perchè lui tarda a rispondere per il piacere di farlo è perchè prepara ogni cosa nei modi e tempi giusti e nel frattempo le ore, i giorni che passano nell'attesa, rappresentano la prova  affinchè possiamo crescere forti nella fede.
Egli non è sordo alle nostre suppliche, Egli ci ascolta con amore e risponde al tempo giusto.
La fiducia viene sperimentata proprio nell'attesa.
Purtroppo la fretta di vedere risolti certi problemi anzichè farci agire sotto la Sua santa e perfetta volontà ci fa agire secondo il nostro volere, e quante volte le situazioni peggiorano o non migliorano affatto!

C'è un episodio nella Bibbia che parla proprio di questo, si tratta dell'impazienza del re Saul.
Saul commise questo gran peccato a Ghilgal, agli inizi del suo regno sopra Israele. 
Il profeta Samuele aveva unto Saul come re e disse chiaramente a Saul che egli era l'uomo divinamente chiamato a rompere i legami che i Filistei tenevano su Israele.
Mentre il tempo della guerra si faceva più vicino, Samuele comandò a Saul di attenderlo prima di andare in battaglia.
Tutto il popolo si doveva radunare a Ghilgal per cercare il Signore per una guida; Samuele sarebbe allora tornato con dei comandi specifici da parte del Signore. Disse a Saul: "Tu aspetterai sette giorni finché io giunga da te e ti faccia sapere quello che devi fare". (1 Samuele 10:8).
Dio soltanto doveva avere il controllo. Il piano di guerra contro i Filistei doveva essere tutta opera Sua. Samuele rappresentava la voce del Signore ed attraverso lui Israele avrebbe ricevuto una guida sovrana e divina. 
Dio stesso stava per formare tutti i piani d'Israele e mostrare loro come ingaggiare la guerra. Quindi Saul stava aspettando a Ghilgal una parola che venisse da Samuele; ma la guerra cominciò prima del previsto.
Mentre attendeva in quel luogo, Saul diventava sempre più impaziente per l'arrivo di Samuele. I Filistei stavano per muoversi, ma secondo il comando di Dio, Saul  non poteva scendere in battaglia fin quando Samuele avesse portato la parola per dirigere Israele.
Nel frattempo l'esercito israelita era nel panico. Erano in pochi e senza spade,  possedevano solo ascie e utensili da fattorie, al contrario del ben armato e numeroso esercito Filisteo.
Mentre quest'ultimo si avvicinava, gli uomini di Saul ebbero paura; in breve stavano disertando da ogni parte.
Dio sapeva dal principio che Israele sarebbe stata in questa situazione, ma non aveva importanza la dimensione o la potenza del loro nemico, gli israeliti dovevano riunirsi in fede per attendere Dio e la Sua chiara parola di guida.  
Saul invece di attendere come Dio aveva comandato tramite Samuele, dette un termine a Dio per agire. Non lo dichiarò apertamente e a parole,  ma lo fece comunque nel suo cuore. 
Saul decise che se una parola dall'alto non fosse arrivata entro un certo tempo, avrebbe fatto quanto fosse stato necessario per salvare la situazione. Egli aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma quando vide che ancora Samuele non giungeva peccò. Prese il posto da sacerdote  e iniziò ad offrire dei sacrifici. Samuele era proprio lì vicino, stava per giungere era solo in ritardo di alcune ore,  perché Saul doveva essere provato.
Dio voleva dare a Saul una testimonianza di una umile dipendenza da Lui in ogni cosa, ma Saul fallì la prova; aveva guardato alle condizioni che peggioravano e che apparivano senza speranza.
Saul sentì una forte necessità di darsi da fare immediatamente in quella situazione; alla fine la sua impazienza prese il sopravvento, di conseguenza le sue azioni non furono approvate e benedette dal Signore, perchè fece prevalere la paura, l'impazienza, il proprio orgoglio, il proprio io.
La logica gli diceva che l'ora si era già fatta troppo tarda, che qualcosa doveva essere fatta.
La fede invece è tutt'altra cosa, difficile da spiegare ma facile da capire se si ha un cuore umile e semplice:
"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono." (Ebrei 11:1)
Quante volte si agisce come Saul, siamo impazienti vogliamo tutto presto e subito, senza voler capire che Dio agisce in modi e tempi giusti e fa tutto per il nostro bene!

Trovo di aiuto e conforto questo versetto, lo ripeto nella mia mente per tutti quei momenti in cui l'impazienza mi soffoca e mi fa soffrire:
... e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio;  non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza,  la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza." (Romani 5. 2-4)



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